APPROFONDIMENTO – “Ti sei proprio comportato come un avvoltoio!”: non è sicuramente una frase che ci auguriamo di sentirci rivolgere. Questo animale è stato infatti associato, nella nostra cultura, a un comportamento vigliacco, tipico di che approfitta dei momenti di debolezza e delle disgrazie altrui. Il perché è presto detto: le specie appartenenti a questa […]
Birds
Il falco giocoliere. Trovare una sua piuma? Impossibile!
BATELEUR (Terathopius ecaudatus) – PHUNGU (Chichewa) – Falco Giocoliere
Il falco giocoliere. Trovare una sua piuma? Impossibile!
Il Falco Giocoliere, è conosciuto localmente come Phungu, in Malawi, mentre il suo nome scientifico Terathopius deriva dal greco “teras, teratos” meraviglia, sorpresa improvvisa e ecaudatus in latino letteralmente senza coda. “Bateleur” inoltre in francese significa “funambolo”. Se uniamo tutte queste descrizioni e lo osserviamo in volo è facile notare la sua “fatica” nel volteggiare. Pare essere sempre in equilibrio precario. D’altronde provate voi a volare senza coda!
E’ un rapace di medie dimensioni, ampiamente distribuito in Malawi e in Africa in generale. Proprio per la sua caratteristica di “funambolo”, si è ritagliato nel corso dell’evoluzione, un habitat particolare nella catena alimentare. Il volo a basse quote, radente sulle cime delle foreste, legato alla leggendaria vista, gli permette di essere il primo a scoprire le carcasse, soprattutto delle piccole antilopi poste sugli alberi, catturate dai leopardi. Se siete in safari, a caccia di felini, prestate prima attenzione al volo del Falco Giocoliere e poi solo successivamente agli avvoltoi.
La dieta è a base di piccoli mammiferi, rettili, insetti, ma anche altri uccelli. Trascorre l’80% del tempo in volo e può coprire un raggio di 320 km in un solo giorno! Maschio o femmina? Basta guardare la banda nera sulle ali posteriori durante il volo. Nella femmina è sottile, nel maschio molto più ampia. Con la testa nera e un becco rosso fuoco, vi emozionerà osservarlo con il binocolo! Un altro degli aspetti interessanti è il lento passaggio verso l’età adulta, ci vogliono circa 7-8 anni per un piumaggio completo. Vive come molti rapaci fino a 25 anni, a volte 30.
La stagione riproduttiva varia a seconda della regione. In Africa meridionale, è da dicembre ad agosto. Le coppie difendono i loro territori da altri Falchi giocolieri e costruiscono un nido su un albero spesso vicino ad un fiume. Depongono un solo uovo, al contrario di altri rapaci, che viene incubato dalla femmina per 52 a 59 giorni, mentre il maschio protegge il nido e rifornisce di cibo la famiglia.
C’è un vecchio detto in Malawi: “Phungu Sataya nthenga”. Che significa “Il falco perde raramente una penna”. Questo perché le persone che camminano nelle foreste e in altri luoghi in cui il Falco Giocoliere si trova, difficilmente sono stati in grado di raccogliere una sua penna. Trovarla porta davvero fortuna. Un altro aspetto curioso di questa espressione in Malawi, ma anche in ZImbabwe, Zambia o Tanzania dove l’uccello è chiamato “Chapungu”, è per riferirsi ad una persona avara. Qualcuno che tiene tutto per se e non ama condividere nulla viene chiamato “Phungu”!
Safari test: quali specie di uccelli riesci a riconoscere?
Safari test: quali specie di uccelli riesci a riconoscere?
Il test non é sicuramente dei piú facili, ma sono certo che si possano facilmente riconoscere “almeno” tre specie di uccelli. Per chi ha un orecchio raffinato e una buona conoscenza puó spingersi a identificarne anche cinque! O meglio: cinque sono quelli che io sono riuscito a sentire!
Un piccolo aiuto: siamo in safari al South Luangwa National Park, in Zambia, a fine febbraio.
Dimenticavo, in palio la gloria e un cappellino AfricaWildTruck per chi li riconosce tutti e cinque!
P.S. quello in primo piano é un elefante e non vale barare!
Insieme per sempre, o quasi! La monogamia negli uccelli.
Insieme per sempre, o quasi! La monogamia negli uccelli
A sentire pronunciare la parola Monogamia (dal greco mònos, unico e gàmos, nozze), qualcuno potrebbe rabbrividire, altri sorridere, ma c’è chi, come nel 91% degli uccelli, ne ha fatto una ragione di vita e soprattutto di sopravvivenza.
Monogami per tutta la vita o monogami per il periodo di una singola covata, fatto sta che ad oggi, per gli uccelli, pare essere pressoché l’unica via per emergere dalle insidie della natura.
Tendenzialmente una volta identificato il miglior partner per l’accoppiamento, la relazione dura per la vita. Il legame così duraturo, con i due partner che si conoscono perfettamente e si uniscono di frequente ha numerosi vantaggi nell’allevamento della prole, nella caccia e nella costruzione del nido.
Nella quasi totalità dei Bucerotidi, uccelli dall’aspetto variopinto e con un grosso becco curvo, (“bucerotide” si riferisce alla forma del becco, molto simile al corno di un bue, buceros in greco) diffusi in Africa con 29 specie differenti, il maschio, durante il periodo di cova, “mura” letteralmente la femmina all’interno di una cavità di un tronco con del fango e lascia il partner per settimane in una sorta di clausura fino a quando i piccoli non sono in grado di volare. Ogni giorno alimenta la compagna attraverso una piccola apertura e insieme romperanno la prigione solo quando i piccoli spiccheranno i primi voli.
La fedelta’ e’ un fattore molto importante e perdere il compagno non e’ solo “triste”, ma anche dispendioso in termini riproduttivi. Lo stretto legame della coppia ha anche un altro importante significato, legato all’egemonia territoriale. Non e’ raro, infatti, che nel periodo della nidificazione si accendano lotte per il possesso dei siti migliori. E stato dimostrato cosi’ che…[leggi l’intero articolo su 34Parallelo]
Streghe della notte: la Civetta Pescatrice di Pel
Streghe della notte
“…come la civetta quando un giorno compare.” (tratto dall’Enrico VI di Shakespeare – Parte III, atto V, scena IV)
Quando il Duca di Somerset, dopo il discorso della regina Margherita, incoraggia all’ennesima battaglia il Casato dei Lancaster contro il Casato degli York, tuonando: “E chi non vuole combattere per una tale speranza vada a casa e a letto e se si alza, sia oggetto di scherno e di meraviglia come la civetta quando di giorno compare”, di sicuro non pensava alla Civetta Pescatrice di Pel, ma la storia e la letteratura offrono da millenni un quadro curioso del rapporto tra l’uomo e questi rapaci notturni.
Leonardo Sciascia, nel suo celebre “Il giorno della civetta” alludendo proprio a Shakespeare e all’ambiguità della civetta, costruisce un intero romanzo sulla metafora tra il giorno e la notte e la spietata lotta tra mafia e Stato.
Nell’antica Roma le civette erano temute, le troviamo negli scritti di Plauto e Plinio, nella Metamorfosi di Publio Ovido Nasone, il poema epico-mitologico, Ascalafo viene punito e tramutato in civetta, icona negativa, dopo aver divulgato il peccato di Proserpina che aveva mangiato di nascosto un melograno. Gli Egizi le associavano alla morte, al freddo e in Grecia erano venerate perchè sacre alla Dea della saggezza Athena, figlia di Zeus che le considerava sagge e intelligenti perchè vedevano nel buio. L’effige della civetta compariva in molte monete ateniensi ed attualmente, di nuovo, sulla moneta greca da un euro.
In gran parte del Continente africano gufi e civette sono temuti e spesso accumunati a presagi e credenze mistiche o a proverbi annunciatori: “Chi trova le uova del gufo diventa presto ricco”, recita un proverbio Masai.
Per iniziare a conoscere la Civetta Pescatrice di Pel, bisogna ancora fare un salto nella storia dell’Ottocento, negli anni delle grandi esplorazioni del Far West americano e dell’uscita de “I Promessi Sposi”, del viaggio di Charles Darwin intorno al mondo sulla nave HMS Beagle, quando in Italia il biologo francese Carlo Luciano Bonaparte, nipote di Napoleone, fonda insieme ad un gruppo di scienziati italiani, a Pisa, la “Società italiana per il progresso delle scienze”.
E’ il 1850 e Carlo Luciano Bonaparte, ornitologo di fama mondiale, classifica scientificamente per la prima volta, nel suo Conspectus Generum Avium, questa meravigliosa civetta africana in onore del governatore olandese della Gold Coast, l’attuale Ghana, Hendrik Severinus Pel che la scoprì e la documentò accuratamente nella sua ampia collezione zoologica di animali provenienti dalle regioni africane della costa ovest.
Come la maggior parte degli Strigiformes, “uccelli dalla forma di strega” anche la civetta di Pel diviene attiva al calare della notte. Si alza in volo dal suo nascondiglio tra le fronde degli alberi, vola radente su uno specchio d’acqua, individua la preda e l’attacca con i suoi grandi artigli, tornando tra gli alberi per consumare il pasto, iniziando dalla testa. Vista la sua enorme dimensione, che può arrivare anche a 61 centimetri, con una apertura alare di 150 cm ed un peso di oltre 2 kg., questa civetta si deve nutrire di prede abbastanza grandi, pesci, generalmente tilapie, lucci e pesci gatto, rane e addirittura piccoli coccodrilli.
Non è ancora molto chiaro come possa localizzare la preda sott’acqua nel cuore della notte. Non possiede sui margini delle primarie le caratteristiche barbe sfrangiate tipiche dei rapaci notturni che li rendono silenziosi in volo, forse perchè un tuffo senza rumore non è necessario. Non sfrutta a pieno al posizione asimmetrica delle aperture auricolari, classiche di tutti i gufi e civette per captare anche il minimo suono perchè, forse, per pescare, utilizza quasi sempre la vista.
Senza un evidente dimorfismo sessuale, la colorazione del piumaggio assume un colore marrone sul dorso ed un marroncino lievemente più chiaro sul petto. Le penne timoniere sono molto lunghe; il disco facciale più piccolo in proporzione della taglia ed è provvista di artigli molto grandi adatti alla pesca e alle prede viscide.
Il periodo riproduttivo dipende dalla regione in cui vive, ma generalmente va da aprile a giugno. Il nido è la cavità di un albero vicino ad uno specchio d’acqua o l’enorme nido abbandonato di un Hamerkop, dove la femmina depone 2 uova bianche. Solo uno dei due nascituri rimarrà in vita e verrà allevato da entrambi i sessi per 6-9 mesi. La Civetta pescatrice di Pel anche se diffusa in tutta l’Africa sub-sahariana è un rapace molto schivo che difficilmente si riesce ad avvistare. Predilige macchie di foreste vicino a specchi d’acqua profondi, ma sempre ben nascosti e isolati. Anche se non si conosce con esattezza l’esatto numero di esemplari, la deforestazione, l’inquinamento dei fiumi e il degrado dei terreni boscosi in riva agli stessi, l’hanno inserita nella lista rossa dell’IUCN tra le specie davvero a rischio.
Ho avuto la fortuna di avvistare e fotografare la Civetta pescatrice di Pel, dopo molti anni di safari, nei parchi nazionali del South Luangwa, del Lower Zambesi in Zambia e del Liwonde in Malawi. Ricordo la gioia di questa rara apparizione, sebbene a volte non del tutto compresa dai miei ospiti. Il mio pensiero è subito andato a Hendrik Severinus Pel e mi sono chiesto come l’avesse incontrata, catturata e classificata, chissà che stupore poterla ammirare, magari sul fiume Volta o nell’estuario sulla costa!
Seppure le mie foto non siano così soddisfacenti, porto con me l’emozione di quegli incontri e la certezza che sia stato quanto di più entusiasmante abbia visto in un safari. [leggi l’intero articolo su 34Parallelo.com]